Per ridurre l’inquinamento acustico, la città di Mumbai ha pensato ad una soluzione innovativa che pesca dalla psicologia e possiamo quasi definire “design punitivo”. Si tratta di semafori in cui più suoni, più aspetti
Gli esseri umani imparano anche quando non lo sanno, inconsapevolmente: basta dosare rinforzi e punizioni per creare un apprendimento (e quindi un comportamento) a livello cerebrale. È una questione neurochimica, abbastanza semplice.
È forse anche su questa scia che la città di Mumbai si è mossa per risolvere il problema dell’inquinamento acustico dato dai clacson al semaforo.
Con il motto “Honk more, wait more” (più suoni, più aspetti) la polizia ha installato sui semafori dei rilevatori di decibel che, superata una certa soglia, portano il semaforo a resettare il numero di secondi che è necessario attendere prima del verde.
Sembra geniale, vero? Vediamo un po’ quali aspetti psicologici sono implicati in questa soluzione.
Indice
Modellare il comportamento con rinforzi e punizioni (anche inconsapevoli)
Da un punto di vista comportamentale, questo tipo di soluzione funziona sia che tu sia attento alla situazione e informato dei risultati delle tue azioni, sia che tu sia inconsapevole: il tuo cervello assocerà un determinato comportamento a un certo risultato. Dopo un certo numero di “esposizioni”, imparerai a suonare meno per aspettare meno, che tu lo voglia o no, che tu lo sappia o no.
La soluzione sarebbe ancora in fase di test, lanciata qualche settimana fa (gennaio-febbraio 2020). Se funzioni o no per risolvere il problema dei clacson, ancora non lo sappiamo.
Quello che le neuroscienze e la psicologia cognitiva ci dicono è che il rinforzo positivo, in linea di massima, funziona meglio della punizione, ma non è sempre facile trovare qualcosa che “rinforzi” i comportamenti. Di per sé il semplice fatto che a un certo punto il semaforo diventi verde dovrebbe servire da rinforzo al fatto di aver aspettato, eppure evidentemente non è così.
In questo caso la soluzione può fare leva su due conseguenze:
- se sei paziente, sei rinforzato positivamente dal fatto che puoi passare “prima” (in realtà puoi passare esattamente quando dovresti passare, quindi il rinforzo potrebbe essere un pochino debole)
- se sei impaziente sarai costretto ad aspettare di più (conseguenza che potrebbe inizialmente provocare una escalation della risposta indesiderata, cioè gli automobilisti, specie quelli in fondo alla fila, potrebbero aumentare l’occorrenza del comportamento “suonare il clacson”, provocando un vero e proprio stallo alla situazione semaforica)
Psicologia sociale al semaforo
Altra considerazione su cosa potrebbe andare storto: i decibel complessivi che fanno scattare la punizione non dipendono da un solo guidatore, ma da un insieme di persone che occupano uno spazio autonomo e indipendente (l’automobile) e che non comunicano tra loro.
Più che sul comportamento del singolo, cioè, si tende a rinforzare/punire un comportamento complessivo che emerge da tutte le persone al semaforo.
Intervengono quindi altri due aspetti non banali:
- la diffusione della responsabilità, ovvero la tendenza a lasciare che siano gli altri a comportarsi in un determinato modo, tirandosene fuori
- l’impossibilità di avere un feedback (anche inconsapevole) di quanto si stia personalmente contribuendo al totale dei decibel prodotti, che potrebbe causare l’impossibilità di modellare il proprio comportamento. Tecnicamente si chiama social loafing: i singoli riducono il proprio sforzo perché il contributo individuale non è identificabile.
Interiorizzare la norma
La mia collega e consulente in materia di psicologia sociale, Benedetta Altomonte (seguitela sulla sua pagina Facebook), aggiunge: una volta che la norma “non suonare il clacson” è conosciuta dagli automobilisti, questi inizieranno a non suonarlo più anche per un effetto di desiderabilità sociale: agli occhi degli altri, non vorranno apparire come quelli che fanno perdere tempo a tutti. E, soprattutto, non vorranno essere oggetto della loro riprovazione. In questo modo, il gioco rinforzo/punizione si sposta dal semaforo al contesto sociale, cioè la fila stessa di automobilisti. Se tutto fila liscio, una volta che il gruppo interiorizzerà la norma non ci sarà neanche più bisogno del semaforo punitivo.
Dopo tutte queste cose che abbiamo visto, che dite, funzionerà?
Questo articolo è estratto da un post pubblicato sulla mia pagina Facebook, dove puoi trovare contenuti e casi studio frequenti su psicologia, neuroscienze e design.
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