Ma è proprio dicendo l’impotenza della parola, dando dunque voce al vuoto che essa genera, che Levi riesce a dar voce incisivamente all’angoscia derivante dall’impossibilità di esprimersi in modo definitivo, superando dunque la narrazione distaccata ed improntata alla razionalità, che costituisce il suo metodo letterario di partenza.
Oggi abbiamo il piacere di presentarvi il primo saggio della collega Caterina Frustagli, psicologa e insegnante della Scuola Primaria. Occupandosi anche della formazione di bambini, adolescenti e adulti, l’autrice ci svela il tentativo di rileggere le opere di Levi da un punto di vista nuovo che si trova ad integrare alla Letteratura anche aspetti psico-pedagogici.
Da brava psicologa, Caterina Frustagli utilizza la parola come strumento di lavoro d’elezione, ritenendola ancora il mezzo più potente per cambiare se stessi ed il mondo. Il saggio mette dunque piede nel laboratorio di Levi, laboratorio di chimico, testimone e scrittore e prova ad osservarne le componenti linguistiche, psicologiche e sociali che innescano nel lettore reazioni emotive di un’intensità straordinaria.
Nei prossimi giorni l’autrice presenterà il saggio a Milano.
Buona lettura!