La stimolazione elettrica non invasiva riduce il flusso sanguigno nei tumori maligni cerebrali. I tumori maligni cerebrali sono tra i tumori più letali per l’uomo, per i quali si stima un’aspettativa di vita media di soli 15-18 mesi pur combinando intervento chirurgico, chemio e radioterapia. Per la prima volta, un gruppo di neuroscienziati dell’università degli studi di Siena in collaborazione con la Harvard Medical School, ha testato una metodica di stimolazione elettrica non invasiva come nuova possibile terapia per i pazienti con cancro al cervello.
Nel loro esperimento, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Science Advances, gli scienziati– guidati da Emiliano Santarnecchi, PhD, neuroscienziato attualmente al Berenson-Allen Center For Noninvasive Brain Stimulation in Boston – hanno dimostrato come la stimolazione del cervello di pazienti con tumore tramite corrente elettrica a bassa intensità causi una riduzione del flusso sanguigno nel tumore stesso, lasciando inalterato il flusso nel resto del cervello.
Questi risultati gettano le basi per testare questo tipo di stimolazione in modo ripetuto (come nel caso della radioterapia) per tentare di modificare a lungo termine l’apporto sanguigno al tumore e potenzialmente ridurne la crescita e la progressione.
“Purtroppo, per i pazienti con tumore maligno al cervello sono poche le opzioni terapeutiche disponibili ed essendo forme molto aggressive frequentemente causano importanti effetti collaterali” spiega Emiliano Santarnecchi, che è anche Professore di Neurologia alla Harvard Medical School in Boston. “Con l’uso della stimolazione elettrica siamo riusciti ad ottenere una riduzione significativa del flusso sanguigno nel tumore, senza causare cambiamenti nel resto del cervello. Considerando il profilo di estrema sicurezza della stimolazione elettrica non invasiva, il suo relativo basso costo e la possibilità di poterla combinare con i trattamenti standard quali chemioterapia e radioterapia, questi risultati potrebbero aprire le porte all’applicazione di un nuovo trattamento non invasivo per i pazienti con tumore encefalico”.
Indice
La stimolazione elettrica non invasiva
La stimolazione elettrica non invasiva (tES) è una tecnica ormai introdotta da 20 anni nella comunità scientifica ed approvata in Europa per il trattamento di condizioni psichiatriche e neurologiche, come la depressione farmaco-resistente. Durante una seduta di stimolazione non invasiva, deboli correnti elettriche -praticamente impercettibili- sono trasmesse al cervello attraverso elettrodi applicati direttamente sulla testa dei pazienti, come quando si effettua una comune registrazione elettroencefalografica. Mentre molti ricercatori continuano a testarla come potenziale trattamento sicuro ed a basso costo di patologiche neuropsichiatriche e per incrementare le abilità cognitive di soggetti sani (ad esempio: memoria, attenzione, intelligenza), questo è il primo studio che ha testato la tES in pazienti con tumore encefalico.
“Abbiamo inizialmente reclutato 50 pazienti favorevoli a partecipare alla sperimentazione ma, per le delicate condizioni di questa popolazione di pazienti, 8 partecipanti hanno completato lo studio. In particolare, 6 con glioblastoma, il cancro più frequente ed aggressivo che origina dal cervello e 2 con metastasi da tumore polmonare. I pazienti sono stati stimolati contemporaneamente all’acquisizione di particolari scansioni di risonanza magnetica che permettono di valutare le variazioni di flusso sanguigno”, spiega Giulia Sprugnoli, prima autrice dello studio, attualmente specializzanda in radiodiagnostica all’ospedale di Parma e ricercatrice al BIDMC.
L’efficacia della tecnica in letteratura
Considerando le evidenze presenti in letteratura di pazienti con tumori non encefalici che hanno ricevuto la stimolazione elettrica e ottenuto una riduzione del flusso sanguigno intratumorale (tumori della pelle, metastasi epatiche…), gli scienziati si aspettavano risultati simili applicando la tES su tumori cerebrali.
“Tuttavia siamo rimasti sorpresi di vedere una riduzione significativa del flusso dopo solo una singola seduta di stimolazione (20 minuti). In più nessun partecipante ha riportato effetti avversi e non abbiamo registrato cambiamenti di flusso nel resto del “cervello sano”. Questa tecnica richiede comunque di essere perfezionata e ottimizzata per il singolo paziente, specialmente in questa categoria di pazienti delicati”, precisa Santarnecchi. “Adesso stiamo cercando fondi per replicare lo studio su un campione più ampio, per valutare anche la sicurezza di più sedute di stimolazione, eventualmente in combinazione con farmaci. Inoltre qui a Boston sto collaborando con neurochirurghi del Brigham and Women’s Hospital per un progetto di neuroradiologia in cui analizzo le immagini di risonanza magnetica di pazienti con tumore encefalico. I prossimi studi dovranno verificare l’impatto di sessioni ripetute di tES ed eventualmente testarla su altri tipi di tumori”.
Su un progetto dello stesso gruppo vi segnaliamo questo video andato in onda su Superquark lo scorso luglio.
In foto: Giulia Sprugnoli, prima autrice dello studio, medico specializzanda in Italia, ricercatrice presso la Harvard Medical School di Boston.
La lista completa degli autori include: Giulia Sprugnoli, Lucia Monti, Laura Lippa, Francesco Neri, Lucia Mencarelli, Giulio Ruffini, Ricardo Salvador, Giuseppe Oliveri, Barbara Batani, Davide Momi, Alfonso Cerase, Alvaro Pascual-Leone, Alessandro Rossi,Simone Rossi, Emiliano Santarnecchi.