Narrazione clinica a cura di Cristina Scarpazza, PhD
Tutti sappiamo cosa sia la pedofilia, ma probabilmente pochi sanno che la pedofilia può emergere in qualsiasi momento della vita come conseguenza di un danno al cervello. Infatti, alcuni comportamenti pedofilici si sono evidenziati in anziani con demenza, oppure in persone con un tumore cerebrale. Proprio questo è un caso che vi vogliamo raccontare, il caso del signor X, un pediatra di 65 anni che è stato colto sul fatto mentre metteva in atto comportamenti sessualmente inappropriati nei confronti di una bambina durante una visita in ambulatorio. La cosa strana è che il signor X metteva in atto questi atteggiamenti senza preoccuparsi di nascondersi (per esempio lasciava la porta dell’ufficio aperta). Proprio per questo fu visto, denunciato e arrestato per pedofilia.
All’epoca dei fatti, il signor X era sposato da più di quarant’anni, aveva figli e nipoti ed era sempre stato considerato un ottimo pediatra. Tuttavia, il suo comportamento era cambiato lentamente e costantemente nell’ultimo periodo. Infatti, la moglie racconta che nei due anni precedenti all’arresto, suo marito era diventato sempre più irritabile e mostrava anche segni di disinibizione. Per esempio, durante una vacanza il signor X aveva rubato delle cartoline da un negozio all’interno di un museo. O ancora: una notte stava visitando siti pornografici senza preoccuparsi di nascondersi dalla moglie. Una cosa importantissima è che non stava cambiando solamente il suo comportamento, ma anche il suo mondo interno ed emotivo. Infatti, il signor X aveva iniziato a manifestare difficoltà nel capire le emozioni provate dagli altri, piangeva o rideva senza alcuna ragione apparente (pianto o riso spastico), mostrava comportamenti di tipo ossessivo compulsivo (aveva sviluppato una passione smoderata per la fotografia e produceva migliaia di fotografie ogni giorno, anche di cose irrilevanti come una cena). Questi cambiamenti erano diventati così gravi che, al momento dell’arresto, il signor X non era nemmeno in grado di capire il disvalore morale e sociale dei propri atteggiamenti pedofilici, quindi nemmeno le implicazioni legali.
I consulenti tecnici legali (un neurologo e un neuropsicologo), durante una visita al signor X, intuirono che l’ampia sintomatologia manifestata (disinibizione, pianto e riso spastici, comportamento ossessivo compulsivo, mancanza di comprensione delle emozioni altrui e delle norme sociali e morali) potevano essere ascrivibili a un disfunzionamento del lobo frontale, e in particolare della regione orbito-frontale, collocata proprio dietro agli occhi. Questa regione cerebrale è nota ai neuro scienziati per essere responsabile del controllo del comportamento, della comprensione delle emozioni e di altre abilità tipicamente umane (es. capire cosa è morale e cosa non lo è). Infatti, sia la sintomatologia manifesta che l’età del signor X facevano fortemente sospettare una demenza fronto-temporale, un tipo di demenza senile che si manifesta appunto con sintomatologia simile a quella del signor X. La disfunzione del lobo frontale nel signor X fu formalmente confermata da test specifici. Tuttavia, nonostante questa disfunzione fosse in grado di spiegare la maggioranza dei sintomi manifestati dal signor X, non era in grado di spiegare in pieno il comportamento pedofilico, e in particolare perché il signore si sentisse sessualmente attratto dai bambini.
La presenza, nel signor X, di altri sintomi indicativi di sofferenza cerebrale (per esempio, visione doppia e visione a tunnel), hanno reso consigliabile l’esecuzione di una risonanza magnetica. Questo esame non ha messo in evidenza una demenza fronto-temporale, come sospettato, ma un grosso tumore chiamato cordoma del clivus (in rosso nell’immagine), localizzato alla base del cranio. La localizzazione del tumore era in un punto critico poiché, premendo verso l’alto, comprimeva proprio le due strutture cerebrali che causavano la sintomatologia in questione: l’ipotalamo e la corteccia orbito-frontale. Dalla letteratura sappiamo che alterazioni dell’ipotalamo sono associate a comportamenti parafilici come quelli pedofili, quindi l’alterazione causata dal tumore spiegava perché il signor X a 65 anni aveva iniziato a sentirsi attratto dai bambini. La concomitante alterazione della corteccia orbito-frontale spiegava la sua disinibizione (cioè l’impossibilità di controllare gli impulsi) e l’incapacità di capire che ciò che stava facendo era moralmente sbagliato. Tutti i problemi presentati dal signor X, compreso il comportamento pedofilico, scomparvero completamente dopo rimozione chirurgica del tumore, e questa fu la prova fondamentale che dimostrò che il tumore, comprimendo sia l’ipotalamo che la corteccia orbito frontale, causava il comportamento pedofilico.
Concludiamo con la famosa frase tratta da Il piccolo principe:
Bisogna pretendere da ciascuno ciò che ciascuno è in grado di dare
E chiediamoci: il signor X era una persona da condannare o da curare?
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