La neuropsicologia e il diritto possono sembrare a prima vista due ambiti molto distanti fra loro, in realtà sono due discipline talmente ampie e complesse, da riuscire a trovare numerosi punti di contatto all’interno del terreno fertile della Neuropsicologia Forense
Una premessa: per neuropsicologia si intende quella disciplina che ha lo scopo di studiare i processi cognitivi e comportamentali degli esseri umani, andandoli a correlare con i meccanismi anatomo-fisiologici a livello di sistema nervoso che ne sottendono il funzionamento. Si tratta, quindi, di uno studio focalizzato sulle alterazioni delle funzioni cognitive causate da lesioni al sistema nervoso centrale. Con diritto, invece, ci si riferisce all’insieme delle regole che sono in vigore in uno Stato in un determinato momento, rispondenti al bisogno dei cittadini di vivere in una società che sia il più possibile tranquilla e ordinata.
Con Neuropsicologia Forense, combinazione delle due discipline,si fa riferimento all’utilizzo della neuropsicologia per dare una risposta a problemi e domande che abbiano una qualche rilevanza giuridica.
Indice
Neuropsicologia forense, a quali quesiti risponde?
Si assiste, soprattutto negli ultimi anni, a situazioni in cui un giudice vuole sapere se un imputato è in grado di intendere e di volere, o se il suo comportamento in futuro potrà essere ancora pericoloso. Ma non solo, un altro giudice potrebbe voler sapere se un imputato può essere considerato un testimone credibile. Un altro vuole invece sapere se il trauma cranico di un soggetto abbia avuto delle ripercussioni sulla vittima o su di un familiare. Un altro vuol sapere se una persona è in grado di provvedere da sola ai propri interessi, come le proprie finanze, o se debba in qualche modo essere assistita o sostituita, ad esempio da un amministratore di sostegno. Un medico legale, d’altra parte, vuol sapere se il soggetto in esame è idoneo alla guida, oppure a detenere armi da fuoco.
Nella risposta a questi e a molti altri quesiti, l’utilizzo della neuropsicologia risulta di fondamentale importanza.
L’esame neuropsicologico in ambito forense
L’esame neuropsicologico basato su specifici test standardizzati permette di documentare con maggiore credibilità la sintomatologia psichica e cognitiva nonché le funzioni residue, fornendo delle evidenze scientifiche che siano maggiormente solide rispetto a quelle ottenibili solo ed esclusivamente tramite il metodo clinico. In ambito giuridico questo esame è caratterizzato da alcuni aspetti peculiari, come ad esempio che
- il cliente del neuropsicologo forense non è un paziente, bensì una terza figura, riscontrabile nel giudice, nell’avvocato o nell’ assicurazione
- lo scopo della valutazione neuropsicologica forense è non solo di documentare un’eventuale disfunzione, ma stabilire anche se tale disfunzione sia in qualche modo collegabile all’evento oggetto del quesito giuridico
- l’alleanza (che in contesto clinico definiamo “terapeutica”) con l’esaminando è non solo non richiesta, ma secondo alcuni del tutto controindicata
Le fasi diagnostice dell’esame neuropsicologico forense
L’approccio diagnostico di tipo neuropsicologico forense prevede diverse fasi:
- il colloquio con il periziando (come anticipato in questo caso non si parla di paziente, come per la valutazione prettamente clinica)
- la somministrazione di test psicometrici
- utilizzo di scale create ad hoc per andare ad indagare diverse capacità cognitive
Certamente i test psicometrici rappresentano il cardine della pratica neuropsicologica forense. E’ bene tuttavia precisare che la maggior parte di essi è mutuata da quelli in uso per scopi clinici, mentre sono pochissimi i test creati e tarati ad hoc. In particolare, per quanto riguarda le scale utilizzate nella terza fase, è utile specificare come gli strumenti utilizzati non posseggono le caratteristiche atte a far sì che possano essere classificati come universalmente condivisi e validati. Succede, di conseguenza, che questo standard sia spesso identificato col parere di un esperto. Per questo motivo, uno degli obiettivi più ambiziosi della ricerca neuropsicologica e metodologica riguarda proprio la necessità di disegnare strumenti ad hoc per esplorare comportamenti solitamente meno testati in ambito clinico, quali condotta e giudizio morale, impulsività, libero arbitrio, ecc.
Le applicazioni della Neuropsicologia Forense
Gli ambiti applicativi della neuropsicologia forense sono molteplici. Uno è sicuramente quello penale, come nel caso della valutazione della capacità di stare in giudizio, quando si deve dimostrare se le persone accusate di un crimine sono in grado di partecipare coscientemente al processo. Gli imputati con disturbi neuropsichiatrici, in questo caso, sono candidati a valutazioni preprocessuali della loro capacità mentale di comprendere le accuse formulate contro di loro o ancora, un criminale con disturbi cognitivi può cercare l’assoluzione o la riduzione della pena in considerazione del fatto che era legalmente incapace di intendere o di volere al momento del crimine.
Nel civile la valutazione neuropsicologica permette di documentare la presenza e quantificare le diverse voci di pregiudizio non patrimoniale, di valutare la capacità di agire in modo autonomo, la capacità di autodeterminarsi circa la propria salute, l’idoneità alla guida, ecc., ed esistono poi anche gli ambiti strettamente pensionistici e assicurativi.
La Neuropsicologia Forense in Italia
In Italia l’interesse istituzionale e scientifico per la neuropsicologia forense è purtroppo ancora trascurato; tuttavia, l’utilizzo della metodica neuropsicologica in ambito giuridico si sta costantemente evolvendo. Basti pensare all’aumento della vita media, con il conseguente incremento della prevalenza di disturbi neurocognitivi, che comporta il sempre più frequente ricorso all’indagine neuropsicologica al fine di adottare provvedimenti medico-legali (es. riconoscimento di invalidità, idoneità alla guida, valutazione della capacità testamentaria, consenso ai trattamenti sanitari).
C’è da sottolineare come altrove, invece, la pratica neuropsicologica in ambito forense sia già molto diffusa, in particolar modo nei paesi anglosassoni, dove la valutazione neuropsicologica è praticamente la regola in presenza di una controversia legale.
Chi può occuparsi di Neuropsicologia Forense?
Per quanto riguarda coloro che possono eseguire la valutazione neuropsicologica forense, si può specificare come il neuropsicologo chiamato a fornire un assessment in ambito forense dovrebbe possedere una preparazione professionale con una doppia valenza: avere svolto un percorso formativo che documenti il possesso di un’adeguata professionalità e cultura in ambito neuropsicologico, associato a un ulteriore training in ambito legale. È bene sottolineare che, al momento, non ci sono in Italia (ma anche nella maggior parte degli altri paesi europei) programmi istituzionali di formazione, né enti professionali deputati specificamente alla neuropsicologia forense; anche se all’interno di alcune università sono attivati percorsi di specializzazione (vedi master) che contengono insegnamenti in tal senso. Non esiste comunque un percorso formale per attribuire il titolo di Neuropsicologo Forense.
Inoltre, in Italia non è ancora istituzionalizzata la figura professionale stessa del neuropsicologo. Solo recentemente, difatti, sono stati creati corsi di laurea magistrali e di specializzazione in Neuropsicologia, ma a tutt’oggi l’esercizio della neuropsicologia non è regolamentato.
Nella pratica, ed in attesa di normative ad hoc, al momento è accettato che tale attività sia una prerogativa di medici – in genere neurologi o neuropsichiatri – e psicologi in possesso di una documentata formazione in neuropsicologia, per cui gli Ordini Professionali di riferimento in Italia sono quello dei Medici e quello degli Psicologi, diversamente da quanto avviene nei paesi anglosassoni, in cui la neuropsicologia è tradizionalmente appannaggio dei soli laureati in Psicologia.
Sull’autore
Francesco d’Angelo, laureato in Psicologia Criminologica e Forense presso l’Università di Torino. Da sempre interessato alla psicobiologia e alle neuroscienze; il tutto amplificato con il lavoro di tesi magistrale sulla malattia di Alzheimer all’interno della disciplina Neuropsicologia Forense. Oggi è tirocinante post-lauream presso ambulatorio neuropsicologico specializzato in disturbi neurocognitivi.