Sapevi che l’inspirazione e l’espirazione hanno un effetto diverso sulla nostra memoria? E che ricordiamo molte più informazioni mentre inspiriamo? C’è solo una condizione però affinchè ciò sia vero: dobbiamo respirare dal naso, non dalla bocca. Ce lo dicono i risultati di uno studio pubblicato qualche giorno fa sul Journal of Neuroscience da un team di ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago.
Il respiro, lo sappiamo, è un processo biochimico durante il quale avviene uno scambio di ossigeno e anidride carbonica, e già nel 1932 Edgar Douglas Adrian aveva scoperto un collegamento tra respirazione e attività cerebrale nel coniglio. Studi successivi condotti su altri mammiferi hanno continuato a rilevare una connessione tra l’inspirazione e l’attività di regioni cerebrali coinvolte principalmente nelle emozioni e nella memoria, ma sull’uomo non avevamo ancora evidenze.
Andiamo a oggi
Nello studio in esame, sessanta partecipanti hanno eseguito due compiti in momenti diversi:
- I partecipanti dovevano individuare l’emozione espressa da un volto in fotografia (poteva essere paura o sorpresa) nel minor tempo possibile
- I partecipanti dovevano memorizzare delle immagini raffiguranti certi oggetti
Dopo aver analizzato l’attività cerebrale, i ricercatori hanno scoperto che gli individui riuscivano ad individuare la paura in un volto più rapidamente durante l’inspirazione. Inoltre i partecipanti hanno ricordato più facilmente quegli oggetti che erano stati presentati durante l’inspirazione.
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Sorpresi? Cerchiamo di capire perché questo accada
Sembra che durante l’inspirazione e l’espirazione si verifichi un’importante differenza nell’attività dell’amigdala e nell’ippocampo – strutture importanti rispettivamente per le emozioni e per la memoria.
Abbiamo scoperto che quando si inspira si stimolano i neuroni della corteccia olfattiva, dell’amigdala (che in particolare compie una elaborazione della paura) e dell’ippocampo (coinvolto nei processi di memoria) e di tutto il sistema limbico – Christina Zelano, co-autrice dello studio
Una risposta innata del cervello?
Probabilmente sì. Pensateci un attimo, cosa succede al vostro respiro quando vi trovate in una situazione di pericolo? Il respiro si fa più breve e più veloce ed in particolare inspiriamo per molto più tempo rispetto a quando ci troviamo in una situazione normale. Quindi la respirazione più veloce potrebbe avere un impatto positivo sulla funzione del cervello, riducendo i tempi di risposta agli stimoli pericolosi presenti nell’ambiente.
Cos’altro ci dicono questi risultati?
La respirazione profonda attraverso il naso è una parte fondamentale di molte pratiche meditative e tradizioni di arti marziali. Il focus è sul calmare, chiarire e svuotare la mente per concentrarsi sul compito a portata di mano. Il lavoro di Zelano e colleghi fornisce una comprensione meccanicistica di come questo potrebbe funzionare. Rimane da chiarire ulteriormente il legame tra respiro, cervello ed emozione.
Nel frattempo, però, mentre si è in giro per gli acquisti e i preparativi di Natale potrebbe essere utile ricordarsi di fare e un paio di respiri profondi – col naso. Ti aiuterà a pensare in modo più chiaro!
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