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Intelligenza Artificiale per il benessere della persona. Il progetto Co-Adapt

COADAPT Kick off meeting

L’Intelligenza Artificiale di Co-Adapt con le sue tecnologie indossabili potrà supportare il benessere della persona. Nel progetto vincitore del finanziamento Horizon 2020 l’Italia è protagonista grazie a IDEGO – Psicologia Digitale

Qualche giorno fa la startup innovativa IDEGO – Psicologia Digitale che opera nel settore della salute mentale ha finalmente potuto dare notizia di Co-Adapt, un progetto da quasi quattro milioni di euro che è stato premiato con il finanziamento europeo Horizon 2020 – un riconoscimento molto difficile da ottenere. Una buona parte del finanziamento (500.000,00 euro) saranno infatti destinati alla startup company che si occupa da circa tre anni di Psicologia Digitale.

Co-Adapt è un progetto ambizioso e che piace perché si propone di sviluppare supporti tecnologici a sostegno del naturale invecchiamento delle persone. E’ infatti necessario, probabilmente ormai indispensabile, supportare le persone che affrontano i cambiamenti biologici (e tecnologici) imposti dal tempo, perché possano adattarsi alle continue e persistenti richieste e compiti della vita quotidiana, in modo attivo e positivo.

Co-Adapt si svolge in un clima meravigliosamente internazionale che vede come protagonisti i co-fondatori e colleghi psicologi Simone Barbato e Lorenzo Di Natale che insieme ad altre 10 eccellenze europee (tra le quali University of Helsinki, Finnish Institute of Occupational Health, Università di Padova, Università di Trento e Electrolux Italia spa) lavoreranno a questo progetto fino alla primavera del 2022.

IDEGO teamVediamo più da vicino cosa si potrà fare con Co-Adapt. Lorenzo, me lo spieghi come lo spiegheresti agli utenti che lo dovranno usare?

A cosa serve Co-Adapt, che benefici comporta?

Co-Adapt è un progetto davvero imponente, che spazia dall’informatica alla psicoterapia passando per la domotica, l’ergonomia… All’interno del progetto noi di Idego insieme al professore Riccardi dell’Università di Trento ed il suo team, ci stiamo occupando della progettazione e dello sviluppo del Conversational Agent: un agente conversazionale in grado di interagire e dialogare con la persona, di riconoscerne gli stati di disagio e di supportarla con un insieme di tecniche prese in prestito dalla psicoterapia e dal counseling psicologico. Una sorta di Alexa della Psicologia, per intenderci.

Un intervento per potenziare il benessere di lavoratori stanchi, provati, stressati, che pesca dalla psicologia e si serve delle tecnologie più recenti, affascinanti, e che fanno anche un po’ paura. Come vi è venuto in mente?

Sin a partire dalla sua nascita, Idego si è sempre posta l’obiettivo di sperimentare se, quali, in che contesti, le tecnologie possono effettivamente rappresentare un valore aggiunto in integrazione alle terapie tradizionali. Dopo le esperienze maturate nelle forme web-mediate di supporto psicologico, nella Realtà Virtuale ed Aumentata, la nostra curiosità non poteva che spostarsi su Intelligenza Artificiale e machine learning, che rappresentano la nuova frontiera della ricerca nel campo della Psicologia Digitale.

Hai parlato di un Conversational Agent; è un’esperienza simile a un chatbot? Cioè potremo mandare messaggi a una entità virtuale che, in base alle evidenze scientifiche, ci risponderà in modo personalizzato con le cose che sono più indicate per noi?

Più o meno. I nostri pazienti non solo potranno chattare con l’Intelligenza Artificiale, ma anche interagire vocalmente, parlarci. Il Conversational Agent sarà composto da due parti: un’App e uno dispositivo indossabile, come un braccialetto o un anello, in grado di misurare il battito cardiaco, la conduttanza cutanea (volgarmente nota come sudorazione, ndr) e molti altri parametri fisiologici.

Il dispositivo indossabile sarà cioè in grado di rilevare quei segnali che ci indicano la presenza di ansia, stress, umore basso; l’App riceverà questi segnali e proporrà al paziente degli esercizi da svolgere: una tecnica di rilassamento o compiti che promuovono la consapevolezza del paziente verso i propri pensieri e stati emotivi, oppure esercizi per migliorare l’assertività, la comunicazione o le capacità organizzative. Misurando poi i parametri fisiologici ed altri segnali prima e dopo l’esercizio, l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di personalizzare il proprio intervento, arrivando a comprendere (e ad apprendere, a questo serve il machine learning, ndr) quali esercizi sono più efficaci per la singola persona in quello specifico contesto di vita o problema.

Perchè c’è bisogno di uno strumento come Co-Adapt?

Ricordiamoci che siamo gia entrati da diversi anni nell’epoca degli assistenti vocali. Strumenti quali Siri (Apple), Cortana (Microsoft), Google Home ed infine Alexa (Amazon) sono entrati a far parte delle nostre vite. Si sta rivoluzionando il modo in cui interagiamo con la macchina e, in questo rapporto, diventa sempre piu urgente porre al centro non la tecnologia ma l’uomo e il suo benessere.
Grazie a Co-Adapt, riusciremo a comprendere se queste tecnologie possono avere un ruolo anche di supporto, di coaching, verso la persona. Con l’obiettivo, in questo caso, di generalizzare quanto appreso in un’ora nello studio del terapeuta alle 167 ore che lo separano dalla seduta successiva.

Tempo fa ti avevo già intervistato sul tema della Psicologia Digitale in occasione di uno dei tanti eventi che avete tenuto in giro per l’Italia. Siamo ancora nell’ambito della Psicologia Digitale, o l’abbiamo superata?

Non l’abbiamo superata, ne stiamo ancora saggiando la superficie. Sotto questa superficie c’è il grande mare dell’interazione uomo-tecnologia. Da questo punto di vista, Co-Adapt apre una nuova frontiera, ovvero quella di un mondo tecnologico in grado essere “sensibile” agli stati emotivi e psicologici della persona. E’ evidente a tutti che quella a cui assistiamo è una nuova era nel rapporto uomo-macchina, e nessuno ha veramente cognizione di dove tutto questo può portare. Noi di Idego però una certezza l’abbiamo: ovvero che gli psicologi devono presidiare questi processi, non lasciarli solo agli ingegneri, men che meno alle multinazionali. Sono processi che vanno compresi e guidati e, da questo punto di vista, partire mettendo al centro il benessere psicologico della persona in un’ottica integrata, bio-psico-sociale della stessa, ci è sembrato il modo migliore.

Gli psicologi devono preoccuparsi per l’arrivo di Co-Adapt?

Il Conversational Agent si pone come obiettivo quello di generalizzare l’apprendimento del paziente che frequenta lo studio di uno psicologo, rappresentando quindi un’integrazione degli strumenti del terapeuta e non una sua sostituzione. La nostra scommessa è che il Conversational Agent sarà in grado di aumentare l’engagement verso la terapia, di motivare la persona nella messa in atto di strategie funzionali identificate in accordo con lo specialista. Co-Adapt rappresenterà uno strumento molto utile allo specialista, in grado di raccogliere indicazioni aggiuntive preziose per la terapia. Si pensi ai disturbi d’ansia ma non solo, ed all’aiuto che l’Intelligenza Artificiale potrà fornire al paziente nel riconoscere gli antecedenti (gli stimoli interni o ambientali che provocano l’ansia, ndr), i pensieri, le emozioni e i comportamenti, a volte disfunzionali, messi in atto per gestire gli stati ansiosi.

Quando potremo vedere qualcosa o saperne di più?

L’App è già stata sviluppata e strutturata per raccogliere dati. Una Intelligenza Artificiale ha bisogno di molte informazioni per apprendere, per “crescere”. E’ per questo che la ricerca arriverà a coinvolgere oltre 300 persone nel corso dei prossimi 12 mesi. Tra un anno esatto completeremo la sperimentazione e inizieremo ad affinare l’algoritmo. A quel punto avremo molte informazioni sulla reale efficacia dello strumento, i valori e le criticità. Direi che tra un anno esatto potremo cominciare a tirare giu le prime conclusioni.

Non mi resta che fare un grande in bocca al lupo ai colleghi, con l’augurio che le loro ipotesi possano rivelarsi fondate, che la scommessa possa essere vinta, e che le persone possano usare la tecnologia ancora una volta per stare meglio.

Scritto da

Donatella Ruggeri è l'ideatrice e fondatrice di Hafricah.Net. Da sempre affascinata dal funzionamento del sistema nervoso, dopo aver studiato neuropsicologia e maturato esperienza sul campo, è rientrata nella sua città natale - Messina - dove svolge la libera professione. Tra i suoi interessi vi sono la scrittura creativa, i viaggi e le escursioni naturalistiche.