Questo è quello che ci dice un recentissimo studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine. Per giungere a tale conclusione un gruppo di ricerca della University of Miami ha esaminato gli effetti del disagio economico sostenuto e percepito sulle funzioni cognitive di uomini e donne (circa 3400 persone) di età compresa tra i 18 e i 30 anni per un periodo compreso tra il 1985 e il 2010.
I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi – in base al reddito percepito – e, nel 2010, ad un’età media di 50 anni, hanno sostenuto tre prove che normalmente vengono utilizzate per rilevare il grado di invecchiamento cognitivo (per i neuropsicologi curiosi: il Rey Auditory-Verbal Learning Test, il Digit Symbol Substitution Test e il test di Stroop). Ebbene, esaminando i dati i ricercatori hanno trovato delle forti associazioni tra le ristrettezze economiche e l’invecchiamento cerebrale precoce. Certo, non è detto che per rimediare si riesca a migliorare la propria situazione economica, ma sapere che questa è una variabile rilevante ci può aiutare a meglio strutturare interventi di stimolazione mentale e cognitiva preventive.