Extremis è un’espressione latina che significa “in punto di morte”. È proprio il tema “fine vita” e le numerose dinamiche affettive e decisionali legate ad essa che affronta questo breve ma intenso documentario. Tutte le scene sono girate in un reparto di terapia intensiva di un ospedale pubblico americano.
Indice
Extremis e il reparto di terapia intensiva
La terapia intensiva è un reparto ospedaliero adibito al ricovero di pazienti in gravi condizioni cliniche. Le funzioni vitali di questi pazienti hanno bisogno di un supporto. Attraverso, quando necessario, apparecchiature ad alta tecnologia vengono posti sotto controllo, ad esempio, battito del cuore o respiro.
Una dottoressa, in particolare, diventa la protagonista di questo documentario. Le sue giornate sono caratterizzate dall’assistenza a malati gravi e dal delicato compito di comunicare l’impossibilità di vivere senza l’ausilio delle macchine ai pazienti stessi e ai loro parenti. Il passo successivo consiste nel sostegno e conforto di fronte alla decisione, o meno, di interrompere le cure.
Testamento biologico o “fine vita”
La realtà è che moriremo tutti, un giorno, ed è un bene avere un minimo di voce in capitolo su come succederà
Il testamento biologico consiste in una dichiarazione anticipata di trattamento. Viene fornita in una fase di capacità di intendere e di volere e, quindi, di consapevolezza delle proprie decisioni rispetto all’eventualità di interrompere le cure mediche. Viene utilizzato quando viene diagnosticata una malattia terminale non curabile o una situazione clinica così critica da dover ricorrere ad ausili tecnologici esterni per sopravvivere.
Ausili tecnologici esterni
- Respiratore: aiuta i polmoni a respirare e ossigena il sangue in caso di problemi respiratori
- Pompe infusionali: permettono la somministrazione continua di liquidi, alimenti, farmaci
- Monitor: è uno schermo sul quale si visualizzano sotto forma di onde e numeri le funzioni principali del paziente. Permette di intervenire rapidamente se qualcosa non va
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Apparecchio per emofiltrazione: permette di eseguire una dialisi continua in caso di problemi ai reni.
Umanizzazione della cura
L’umanizzazione della cura è l’attenzione al paziente visto come portatore di bisogni organici, psicologici e relazionali.
In questo senso il documentario mostra bene l’attenzione nei confronti della persona in fin di vita, ancora capace di comunicare le proprie volontà. Mostra, inoltre, la ricerca di un canale comunicativo preferenziale e la necessità di mantenere un contatto con le persone più vicine, i care-givers. Proprio questi, in caso di impossibilità totale di espressione del paziente, si trovano a dover prendere una difficile decisione. Questa decisione dovrà essere presa non solo sulla base dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni etiche, ma, soprattutto, sulla base di ciò che, quando ancora in grado di farlo, il paziente ha espresso rispetto a questo tema, su di sé.
Extremis è stato candidato agli oscar 2016 come miglior documentario. É stato premiato al Tribeca Film Festival come Miglior cortometraggio.
Articolo a cura di Simona Adelaide Martini
Sull’autrice
Simona Adelaide Martini, Psicologa-Psicoterapeuta, è appassionata di Cinema e Immaginario, su cui ha svolto la tesi di laurea. É impegnata nella sensibilizzazione e informazione sugli stereotipi e sulla discriminazione di genere. Affronta queste tematiche con l’Associazione TerraLuna, fondata insieme ad amiche professioniste.
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