C’è una nuova disciplina, chiamata neuroscienza computazionale, che sviluppa metodi, modelli matematici e statistici e algoritmi per caratterizzare e predire il comportamento umano. Studia le variabili cognitive e le dinamiche comportamentali associate, spesso facendo uso di sistemi online come i social networks e il Web.
Per approfondire la tematica, ho intervistato Emilio Ferrara, Assistant Research Professor presso l’USC Department of Computer Science dell’University of Southern California. Nella sua attività di ricerca, Emilio si occupa infatti dello studio di dinamiche sociali online a cavallo tra informatica e neuroscienze. Durante la sua carriera, ha osservato come anche sulle piattaforme social online come Twitter si può verificare il fenomeno del contagio emotivo tipico dei sistemi umani del mondo offline.
Gli ho chiesto di spiegarci quali fossero le ipotesi di partenza e quali i risultati a cui sono giunti. Ecco cosa ha risposto.
“Per decenni, nelle scienze sociali e in psicologia si è creduto che il contagio emozionale avvenisse solo tramite interazioni personali nel mondo offline. In uno scambio verbale numerose variabili giocano un ruolo fondamentale nel trasmettere le emozioni da persona a persona.
Tra le variabili rilevanti fondamentali per la trasmissione interpersonale dell’emozione vi sono il tono di voce e le espressioni facciali, inesistenti in uno scambio virtuale.
Di recente, ci si è chiesti se il contagio emozionale potesse avvenire tramite piattaforme social online. In particolare su Facebook e Twitter, dove le relazioni sono caratterizzate dall’assenza di interazioni di tipo verbale.
Indice
Un piccolo passo indietro
“Nel 2013, i ricercatori di Facebook fecero un esperimento in cui manipolarono la bacheca di milioni di utenti (a loro insaputa) modulando la frequenza di visualizzazione di messaggi positivi e negativi prodotti dai loro amici. Questo esperimento mise in luce l’esistenza del contagio emozionale su Facebook. Dall’altra parte causò forti critiche di natura etica, per via della manipolazione delle bacheche all’insaputa degli utenti.
Nello stesso periodo, assieme ad un mio studente, ci siamo occupati di verificare l’esistenza del contagio emozionale online, ma senza operare alcuna manipolazione di sorta. Ci siamo concentrati su Twitter che a differenza di Facebook permette ai ricercatori di ottenere i dati dei tweets pubblici e studiarli senza la necessità di interferire con gli utenti.
Eravamo inizialmente scettici riguardo all’esistenza del contagio emozionale su Twitter, perchè su questa piattaforma le connessioni tra utenti hanno un significato più simbolico che su Facebook. Su Twitter infatti ci si connette spesso con estranei con i quali si condividono interessi, mentre su Facebook la maggior parte dei contatti sono amici o conoscenti del mondo reale.
È perciò ragionevole ipotizzare che se un amico è euforico per una buona notizia, questo possa farci piacere; similmente, se un amico o conoscente è rattristato da una cattiva notizia, è plausibile che questo ci causi tristezza. Questi sono due esempi di contagio emozionale.
Nonostante le connessioni su Twitter siano molto meno “personali” che su Facebook, il nostro studio ha rivelato le stesse dinamiche di contagio emozionale!”
Dal dato alla legge
“Non ci siamo fermati a riprodurre i risultati già svelati dallo studio di Facebook. Abbiamo trovato una legge universale che ci permette di calcolare, dato il numero di post positivi e negativi osservati da un utente in un frangente di tempo, quale sarà il responso emotivo.
Inoltre, abbiamo scoperto che non tutti gli utenti rispondono egualmente al contagio emozionale. Infatti, abbiamo trovato due classi di utenti particolarmente interessanti. Un gruppo di “stoici” le cui emozioni sono completamente dissociate da quello che i loro contatti esprimono e un gruppo di utenti specialmente suscettibili al contagio emozionale, che si allineano molto spesso alle emozioni espresse dai loro contatti.”
Cosa possiamo concludere?
“Abbiamo stabilito come differenti gruppi di persone si comportano in base alla loro suscettibilità. Abbiamo inoltre scoperto che le persone particolarmente suscettibili al contagio emozionale sono anche specialmente inclini ad assorbire maggiormente le emozioni positive.
Questa è un’ottima notizia per psicologi e altri professionisti. Possono immaginare di usare piattaforme Web per pianificare interventi mirati. Per esempio, per migliorare la qualità dell’esperienza emozionale di utenti affetti da depressione o altri disturbi dell’umore.”
Identikit dell’intervistato
Assistant Research Professor presso l’USC Department of Computer Science, Research Leader all’USC Information Sciences Institute. É Principal Investigator del gruppo Machine Intelligence and Data Science (MINDS) presso l’University of Southern California (USC).