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Disinformazione: aspetti cognitivi, cause e soluzioni secondo gli psicologi

disinformazione e psicologia

I vaccini non causano l’autismo e il riscaldamento globale è confermato dalla scienza. Eppure, molte persone credono il contrario. Perché la disinformazione è così persistente?

Disinformazione: cosa dicono gli esperti psicologi

Un report pubblicato su Psychological Science in the Public Interest, rivista dell’Association for Psychological Science, ha esplorato questo fenomeno.

Stephan Lewandowsky, studioso della University of Western Australia, ha infatti evidenziato i fattori cognitivi che rendono alcune disinformazioni così dure a morire e ha identificato delle tecniche che possono essere efficaci nel debunking, ovvero nello sfatare o demistificare queste convinzioni erronee.

Il motivo principale per cui la disinformazione diviene radicata risiede nel fatto che

Rifiutare le informazioni richiede uno sforzo cognitivo attivo

Pesare e valutare accuratamente la plausibilità e la fonte di un messaggio è più impegnativo rispetto all’accettarne il contenuto come vero; oltre alle componenti mentali richiede risorse motivazionali forti.

Se l’argomento non è molto importante per te è lì che rischi di immagazzinare informazioni incorrette, proprio perché non fai lo sforzo di capire se quello che leggi o senti sia vero o attendibile.

Disinformazione: come si crea

Quando ci concediamo il tempo di valutare approfonditamente le informazioni in entrata, tendiamo a concentrarci solo su alcuni aspetti:

  • questo contenuto è coerente con le mie credenze di base?
  • questo contenuto conferma quello che so già?
  • la fonte è attendibile?
  • altre persone ci credono?

La disinformazione è particolarmente appiccicosa quando è conforme al nostro punto di vista politico, al nostro credo religioso, al nostro status sociale. Proprio per questo, ideologie e credenze personali possono essere viste come ostacoli particolarmente difficili da superare.

Per di più, spesso gli sforzi che facciamo per rimaneggiare le nostre convinzioni errate sono controproducenti: paradossalmente amplificano l’effetto della credenza erronea. Lewandowsky afferma che

La disinformazione persistente ha implicazioni piuttosto allarmanti in una democrazia, perché le persone possono prendere delle decisioni importanti sulla base di nozioni che, in qualche modo, sanno essere false. A livello individuale la disinformazione sui temi della salute – le paure ingiustificate per le vaccinazioni o la fiducia incondizionata nei confronti della medicina alternativa – è molto pericolosa. A livello sociale, le convinzioni incrollabili su questioni politiche provocano danni considerevoli. Su scala globale, la disinformazione relativa ai cambiamenti climatici sta di fatto ritardando l’intervento.

Anche se la disinformazione, come abbiamo visto, può essere difficile da correggere, secondo gli studiosi non tutto è perduto:

La scienza psicologica ha il potenziale per contrastare i danni e per educare le persone e i media ad affrontare la disinformazione.

Cosa puoi fare per combattere la disinformazione

Nella loro relazione, Lewandowsky e colleghi ci danno alcuni suggerimenti per impostare una comunicazione più chiara e provare a scardinare le credenze errate negli altri (e in noi stessi!).

Anche tu puoi:

  • Fornire alle persone una spiegazione che sostituisca il vuoto lasciato dalla falsa informazione
  • Focalizzarti sui fatti che si desideri evidenziare, piuttosto che sui miti
  • Assicurarti che le informazioni che desideri trasmettere siano semplici e brevi (per ridurre lo sforzo attivo del tuo interlocutore e fare in modo che ciò che hai detto sia facile da tenere a memoria)
  • Considera chi hai davanti e cerca di capire quali credenze sono più radicate, quindi più inclini a rimanere salde nonostante i tuoi tentativi
  • Rafforza il tuo messaggio attraverso la ripetizione

La ricerca ha dimostrato che i tentativi di debiasing possono essere efficaci quando ci si basa su queste strategie.

Leggi il report completo.

Scritto da

Donatella Ruggeri è l'ideatrice e fondatrice di Hafricah.Net. Da sempre affascinata dal funzionamento del sistema nervoso, dopo aver studiato neuropsicologia e maturato esperienza sul campo, è rientrata nella sua città natale - Messina - dove svolge la libera professione. Tra i suoi interessi vi sono la scrittura creativa, i viaggi e le escursioni naturalistiche.