Il bullismo ha effetti sul cervello e sulla psicologia della vittima che possono essere devastanti e duraturi, influenzando negativamente lo sviluppo emotivo e mentale.
Può manifestarsi attraverso atti fisici, verbali e psicologici e, a differenza del cyberbullismo, avviene in ambienti fisici come scuole, parchi o luoghi pubblici.
Secondo i dati di Save the Children, circa il 33% degli studenti italiani ha subito bullismo fisico o verbale almeno una volta.
Indice
Il bullismo può lasciare cicatrici durature nel cervello
Il bullismo può lasciare cicatrici durature nel cervello, influenzando negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo delle vittime. Ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato che esperienze di bullismo possono causare alterazioni strutturali e funzionali nel cervello, simili a quelle osservate nei minori abusati.
Questi cambiamenti possono portare a:
- ansia e depressione: le vittime di bullismo mostrano spesso livelli elevati di ansia e depressione. Studi su JAMA Psychiatry hanno evidenziato come l’esposizione prolungata a situazioni di bullismo possa alterare l’amigdala e l’ippocampo, regioni cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni e nella memoria
- scarsa autostima: l’autostima delle vittime di bullismo può essere gravemente compromessa. La corteccia prefrontale, responsabile del pensiero critico e dell’autovalutazione, può subire riduzioni di volume, portando a una percezione negativa di sé
- abuso di sostanze: l’abuso di droghe e alcol è più comune tra coloro che hanno subito bullismo. Cambiamenti nella dopamina e nei circuiti di ricompensa del cervello possono aumentare la vulnerabilità alla dipendenza
- disturbi comportamentali: le vittime possono sviluppare disturbi comportamentali come aggressività e comportamenti antisociali. Ricerche hanno mostrato che il bullismo può influenzare la connettività tra l’amigdala e la corteccia prefrontale, portando a difficoltà nel controllo degli impulsi
- prestazioni cognitive: il bullismo può compromettere le capacità cognitive, inclusi problemi di attenzione, memoria e apprendimento. Studi suggeriscono che le esperienze di bullismo possono ridurre la plasticità neuronale, ostacolando l’apprendimento e la memoria a lungo termine.
Questi effetti evidenziano la necessità di interventi tempestivi per supportare le vittime di bullismo e ridurre le conseguenze a lungo termine.
Il bullismo affligge lo sviluppo nervoso
Il bullismo può alterare i livelli degli ormoni dello stress. Lo stress causato dall’essere vittima di bullismo può infatti interferire con lo sviluppo del cervello.
Studi sugli animali ad esempio hanno mostrato un aumento di corticosterone nelle regioni del cervello che processano gli stimoli associati al rinforzo. Se combinato con altre variabili, questo potrebbe aumentare il rischio di abuso di sostanze.
Lo stress cronico nell’uomo è infatti un noto fattore di rischio per l’abuso di droga e gli scienziati negli anni hanno cercato di capire se essere vittima di bullismo potesse aumentare tale rischio.
Klaus Miczek e colleghi hanno sperimentato un modello di bullismo sui roditori ponendo un topo anziano aggressivo nella gabbia di un animale più giovane. In questo studio, gli atti di bullismo sono stati commessi dall’animale dominante che spingeva e mordeva il più giovane, per mostrare chi fosse il capo.
Alle analisi i topi vittime di bullismo hanno mostrato una maggiore quantità di corticosterone nelle aree del cervello che elaborano gli stimoli gratificanti, aree che si attivano anche nel consumo di droga.
Grandi quantità di questo ormone possono restare in queste aree cerebrali anche molto tempo dopo che gli episodi si sono conclusi. È infatti stato dimostrato che se ai topi veniva consentito l’accesso a sostanze come la cocaina e alcol, quelli che avevano subito il bullismo assumevano quantità maggiori rispetto agli altri. Ciò avveniva anche parecchio tempo dopo, quando i topi erano ormai adulti.
Può bastare un piccolo stress sociale per causare un effetto cronico. Nei topi, bastavano quattro episodi da cinque minuti ciascuno.
Stress e sistema immunitario
Lo stress sociale, come quello vissuto dalle vittime di bullismo, altera il funzionamento del sistema immunitario che influenza a cascata la funzionalità cerebrale. Questo si verifica sia nei topi che nell’uomo.
In uno studio longitudinale sugli adolescenti, si è scoperto che i bambini vittime di bullismo avevano livelli anomali di cortisolo rispetto ai coetanei.
In presenza di stress sociale cronico la risposta immunitaria non si inibisce correttamente. Ciò può provocare la morte delle cellule nervose.
Da vittima a carnefice
Ansia, stress, depressione ma non solo. La ricerca condotta sugli animali fa pensare che un altro effetto negativo consisterebbe nel diventare bulli a propria volta.
I ricercatori dell’Università del Texas hanno analizzato lo stress sociale nei criceti. Hanno scoperto che i giovani che erano stati vittime di bullismo da adulti diventavano più aggressivi pur rimanendo timorosi e affiliandosi ad altri criceti.
In sostanza, una vittima di bullismo diventa un carnefice.
Yvon Delville ha scoperto anche che i criceti socialmente stressati mostravano cambiamenti nei livelli di vasopressina e serotonina. Nelle persone, alti livelli di vasopressina sono associati a una maggiore aggressività. La serotonina, invece, è nota per la sua funzione inibitoria dell’aggressività. I ricercatori attualmente stanno cercando di determinare come questi cambiamenti nei livelli dei neurotrasmettitori possano condurre a una maggiore aggressività.
L’ipotesi è che l’essere aggressivi sia secondario ai cambiamenti di aree del cervello che regolano il comportamento.
L’adolescenza quindi potrebbe essere un periodo sensibile per lo sviluppo di comportamenti aggressivi in età adulta. Sembrerebbe che lo stress sociale cronico renda più probabile il passaggio da vittima a bullo.
La risposta del cervello al dolore
Quando proviamo dolore, nel cervello si attivano delle aree specifiche. Secondo recenti studi, questo vale sia per il dolore fisico che per quello sociale o emotivo.
Qualcuno sostiene ancora che il bullismo costituisca un rito di passaggio o che formi il carattere. Niente di più sbagliato. Il bullismo è un evento dannosissimo nella vita di un bambino. Ed è un problema di salute pubblica perché aumenta il rischio di sviluppare dei disturbi.
Secondo la ricerca, il bullismo si configura come grave forma di trauma infantile che può causare danni biologici, chimici e strutturali a lungo termine.
Il caso del cyberbullismo
Il cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene tramite mezzi digitali, come social media, email, messaggistica istantanea e giochi online. Include comportamenti aggressivi e intenzionali come minacce, diffusione di voci, invio di messaggi offensivi e condivisione di contenuti imbarazzanti o intimi senza consenso.
Secondo un rapporto del 2022 dell’ISTAT, il 22% degli adolescenti italiani ha subito cyberbullismo. Questo fenomeno è in crescita, parallelamente all’aumento dell’uso dei social media.
Le vittime di cyberbullismo possono sperimentare ansia, depressione, scarsa autostima e, in casi estremi, pensieri suicidi. La pervasività e l’anonimato del cyberbullismo possono intensificare queste conseguenze, rendendo difficile sfuggire agli attacchi.
Uno studio pubblicato su Journal of Adolescent Health ha rilevato che il cyberbullismo è fortemente correlato a disturbi del sonno, ansia e depressione.
La ricerca su Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking mostra che il cyberbullismo può portare a una maggiore incidenza di pensieri suicidi tra gli adolescenti.
Prevenzione e interventi per il cyberbullismo
- educazione digitale: le scuole possono adottare programmi di educazione digitale per insegnare agli studenti un uso responsabile delle tecnologie e come riconoscere e affrontare il cyberbullismo
- supporto psicologico: offrire supporto psicologico alle vittime è fondamentale. Interventi tempestivi possono aiutare a mitigare gli effetti a lungo termine del cyberbullismo.
In molti paesi, incluso l’Italia, sono state introdotte leggi per combattere il cyberbullismo. La legge n. 71 del 29 maggio 2017 in Italia mira a prevenire e contrastare il cyberbullismo, coinvolgendo scuole, famiglie e autorità competenti.
Libri utili su bullismo e cyberbullismo
Il libro Bullismo. Cosa fare (e non). Guida rapida per insegnanti. Scuola secondaria di primo grado è un volume in formato di quaderno di Teacher Training che offre suggerimenti e indicazioni pratiche per affrontare con successo il fenomeno del bullismo nel contesto scolastico, valorizzando la scuola come ambiente di relazioni. L’approccio è focalizzato sul comportamento del bullo, anziché sulla persona, promuovendo un intervento mirato e rispettoso.
Per gli addetti ai lavori (psicologi, educatori ed insegnanti) c’è anche Bullismo e cyberbullismo. Comprenderli per combatterli. Strategie operative. Il libro offre percorsi educativi basati sulla comprensione dei processi di sviluppo, l’assunzione di responsabilità e la forza dell’esempio. Vengono presentate buone pratiche per la prevenzione e il ruolo cruciale degli adulti educatori, con esempi di interventi efficaci nelle scuole per prevenire bullismo e cyberbullismo.
Film e serie TV sul bullismo e il cyberbullismo
Wonder (2017), tratto dall’omonimo libro, è storia di un ragazzo con una deformità facciale che affronta il bullismo e lotta per essere accettato a scuola. Un film toccante che promuove l’empatia e l’inclusione.
13 Reasons Why (2017-2020) è una serie che affronta temi di bullismo, cyberbullismo, suicidio e abuso sessuale. Fornisce una visione profonda delle conseguenze psicologiche del bullismo.
Articolo originale (2017) tratto da Bullying and the Brain, Society for Neuroscience. Integrato e rivisto dalla Redazione. Sono presenti link affiliati che consentono di ricevere delle commissioni.