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I benefici della meditazione mindfulness sul cervello e sulle abilità cognitive

benefici della meditazione
I benefici della meditazione mindfulness sul cervello sono chiari, tanto da fare crescere l’interesse anche in Occidente. L’obiettivo principale della meditazione è raggiungere un livello più alto di benessere, serenità e concentrazione.

Mindfulness, un approccio scientificamente validato

Tra le tecniche più praticate ritroviamo la Mindfulness che prevede varie attività focalizzate sul respiro e sulla consapevolezza fisica.  Si tratta di dirigere volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, ascoltando più accuratamente la propria esperienza, e osservandola per quello che è, senza criticarla. Molti psicologi hanno incluso le tecniche mindfulness come parte della prassi psicoterapeutica. Il suo uso è sostenuto da studi scientifici dai quali emerge una moderata efficacia nel miglioramento dell’ansia, della depressione e del dolore (Goyal et al., 2014).

Negli ultimi anni c’è stato un incremento delle ricerche volte ad indagare gli effetti della meditazione anche sulla plasticità cerebrale. Sappiamo infatti che l’esperienza e la pratica modificano le connessioni tra neuroni permettendo al cervello di riorganizzarsi e di apprendere.

I benefici della meditazione rilevati con le tecniche di neuroimaging

In uno studi0 (Kang et al, 2013) i ricercatori hanno sottoposto alla Risonanza Magnetica e alla Diffusion Tensor Imaging, un gruppo di 46 esperti nella meditazione “Brain Wave Vibration” (si svolge con l’accompagnamento della musica) ed un gruppo formato da 46 “controlli”, persone che non avevano nessuna esperienza, con lo scopo di verificare i cambiamenti nella materia grigia e bianca del cervello.

Confrontando i risultati dei due gruppi, è emerso che chi praticava la meditazione aveva uno spessore corticale maggiore nelle regioni anteriori del cervello, soprattutto nelle aree frontali e temporali (corteccia prefrontale ventromediale bilaterale, corteccia frontale superiore, cortecce temporali interna e media e corteccia fusiforme sinistra). Anche la connettività in queste aree risultava aumentata. Queste regioni sono quelle tipicamente coinvolte nella regolazione e nel monitoraggio dell’attenzione e nel controllo esecutivo, permettendo di restare concentrati su quello che si sta facendo senza subire l’influenza di pensieri distraenti o di fattori esterni. La corteccia prefrontale mediale inoltre, è collegata alla regolazione  emotiva, capacità fondamentale per l’adattamento sociale. Una minore densità cerebrale nei meditatori, è stata invece trovata nelle porzioni posteriori del cervello, localizzate nella regione parieto-occipitale. Questo risultato è stato collegato all’aumento della vigilanza e della percezione di sé.

Altri studi hanno invece trovato alterazioni nell’ippocampo. Già la studiosa Hoezel insieme ad i suoi collaboratori nel 2011, aveva trovato che la partecipazione ad un programma di Mindfulness della durata di 8 settimane, bastava a modificare lo spessore cerebrale dei partecipanti in aree quali: l’ippocampo di sinistra, la corteccia cingolata posteriore, la giunzione temporo-parietale ed il cervelletto.

Risultati simili provengono da uno studio più recente in cui un gruppo di ricercatori (Luders, 2013) ha voluto indagarne gli effetti su un campione molto più ampio (50 meditatori e 50 controlli), dove i meditatori avevano un’esperienza in media di 20 anni.

I risultati mostrano effetti significativi della meditazione nelle aree in prossimità dell’ippocampo, struttura chiave nei processi di memoria e nel subiculum, che ha un ruolo importante nella memoria episodica, “facendo rivivere un evento come parte del passato personale” (Viskontas et al., 2009), ma anche nella regolazione dello stress.

Benefici della meditazione sui processi cognitivi

Volendo quindi sintetizzare i cambiamenti che la meditazione comporta, attraverso l’incremento della densità cerebrale delle aree corrispondenti, possiamo dire che i benefici maggiori riguardano i seguenti processi cognitivi:
  • l’attenzione
  • la percezione dell’esperienza interna
  • i processi sensoriali
  • le funzioni esecutive
  • la regolazione emotiva
  • l’apprendimento ed i processi di memoria, soprattutto la memoria autobiografica
  • l’elaborazione riferita a se stessi
  • la riduzione dello stress

Come ha osservato la dottoressa Holzel:

È affascinante osservare la plasticità cerebrale e come, mediante la pratica della meditazione, possiamo giocare un ruolo attivo nel cambiamento del cervello e migliorare il nostro benessere e la qualità della nostra vita

Francesca Pisacreta, psicologa


Per approfondire:

  • Kang D., Jo H.J., Jung W.H., Kim S.H., Jung Y., Choi C., Lee U.S., An S.C., Jang J.W., and Kwon J.S. The effect of meditation on brain structure: cortical thickness mapping and diffusion tensor imaging. Soc Cogn Affect Neurosci. 2013 Jan; 8(1): 27–33.
  • Holzel, B. K., Carmody, J., Vangel, M., Congleton, C., Yerramsetti, S. M., Gard, T., et al. (2011). Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density. Psychiatry Res. 191, 36–43. doi: 10.1016/j.pscychresns. 2010.08.006
  • Luders, E., Thompson, P. M., Kurth, F., Hong, J. Y., Phillips, O. R., Wang, Y., et al. (2013). Global and regional alterations of hippocampal anatomy in long-term meditation practitioners. Hum. Brain Mapp. 34, 3369–3375. doi:10.1002/hbm.22153
Scritto da

Francesca Pisacreta è una psicologa che ha dedicato il suo percorso formativo e professionale allo studio delle Neuroscienze e della Neuropsicologia Clinica. Si occupa della valutazione e riabilitazione dei disturbi cognitivi conseguenti a lesioni cerebrali, demenze o altre patologie neurologiche. Svolge la sua attività nella provincia di Avellino e si rivolge ad adulti, anziani e bambini.