Articolo di Alice Nova
Il convegno è stato molto formativo, tenuto da relatori italiani e internazionali tra i più esperti nel campo delle neuroscienze e della pedagogia. Durante questo convegno si è cercato di capire quanto le neuroscienze possano essere d’aiuto per le attività educative, approfondendo in particolar modo il problema della dislessia e dell’autismo vissuto nel contesto scolastico.
È stato spiegato da Sergio Della Sala, professore di neuroscienze dell’Università di Edimburgo, il rischio effettivo delle pseudoscienze, in quanto “Scienze da Cargo Cult” che offrono descrizioni fittizie di fenomeni psicologici e sociali, lontani dal rigore del metodo scientifico.
Dedicata al problema della dislessia è stata la presentazione del libro “The Dyslexia Debate” di Julian Elliot, professore di educazione all’Università di Durham, che ha spiegato quanto sia importante diagnosticare precocemente questo disturbo in vista di una riabilitazione più serena del paziente, e quanto sia importante riconoscerne la base biologica.
L’intervento di Cristiano Termine, Professore di neuropsichiatria infantile, ci ha ricordato poi quanto sia importante saper somministrare i test di valutazione clinica per un riconoscimento effettivo di alcuni disturbi, sottolineando in particolare la necessità di evitare un brusco accanimento diagnostico in quanto avrebbe una ricaduta importante sulla sfera psicologica del paziente.
Giacomo Stella, professore di Psicologia Clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha approfondito il concetto di apprendimento spiegando quanto sia importante per gli insegnanti conoscerne le basi neurali per poter avere un quadro completo e saper offrire una formazione “su misura” anche agli studenti con disturbi dell’apprendimento – DSA – (concetto ripreso e sottolineato anche da Raffaele Ciambrone, Dirigente Ufficio Inclusione del MIUR).
Luigi D’Alonzo, professore di Pedagogia speciale a Milano, ha incentrato il suo intervento sul tema dell’importanza della #relazione interpersonale e della comprensione ermeneutica nel mondo della scuola.
Esponenti internazionali, quali le dott.sse Karen Guldberg, Lila Kossovaki e Bela Pukansky, spiegano il meccanismo di inclusione degli studenti autistici nella prassi educativa in particolare di tre paesi (Regno Unito, Grecia e Italia) attraverso la presentazione del progetto finanziato dall’Unione Europea “Transform Autism Education.” L’obiettivo di questo progetto è quello di promuovere equità e inclusione mediante una valorizzazione delle abilità, delle conoscenze e delle capacità relazioni dei bambini autistici. È molto importante considerare che ciascun bambino ha un modo diverso di apprendere a scuola e quindi che gli insegnanti devono diversificare le modalità di #insegnamento, problematica di particolare attualità che grazie a questo progetto comincia a farsi conoscere e a far capire che servirebbero più finanziamenti per includere davvero studenti autistici nelle prassi educative.
A chiusura del convegno il dott. Cristiano Gandini ci ha lasciato con una riflessione preziosa: “la malattia, di qualunque tipo essa sia, si cura con la relazione: il bambino, il ragazzo ma anche l’adulto ti segue ovunque lo conduci se capisce che ti stai interessando a lui e in questo modo prende coraggio per vincere la sua malattia o il suo disturbo.
In sintesi: conoscere gli aspetti neurologici è un vantaggio per gli insegnanti o per qualunque operatore sanitario che lavori con persone affette da disturbi dell’apprendimento, ma forse la prima cosa da tenere a mente è che non ci può essere vittoria dove non c’è relazione, interessamento alla persona, voglia di prendersi cura dell’altro.
Noi tutti vinciamo quando, prendendoci cura del paziente, cerchiamo il modo migliore e più personalizzato possibile di nutrire la sua mente.